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.: STORIA
Le origini e l'epoca romana
 Popolata in origine da genti celtiche, la regione
fu colonizzata dai Romani nel II secolo AC,
venne profondamente influenzata dalla cultura latina, grazie anche alla presenza importante di Aquileia,
quarta città dell' impero con oltre 200.000 abitanti
ed importantissimo porto fluviale sul fiume
Natissa, capitale inoltre della decima regione augustea (Venetia et Histria); Lo sviluppo di altri centri oltre ad Aquileia, quali Forum Iulii (Cividale del Friuli) e Iulium Carnicum (Zuglio) contribuì ad assicurare alla regione una notevole floridezza. Tuttavia, sempre più esposta alle incursioni barbariche a partire dalla metà del II secolo, iniziò il declino della regione, e l'invasione unna segnò l'inizio della decadenza, quando Aquileia fu letteralmente rasa al suolo da Attila durante l'invasione barbarica da lui condotta. Questa città rimase comunque importante anche nel periodo di declino dell'Impero, grazie alla presenza del Patriarca, una delle massime autorità cristiane del tempo; con il crollo dell'impero, la pianura friulana era sempre meno sicura, poiché da questi luoghi scesero tutte le grandi invasioni barbariche, per cui molte persone si rifugiavano o verso le isole sulla costa o nei borghi fortificati sulle colline.
Il medioevo
Il Nord Italia alla fine del XIV secolo
 La capitale della regione venne spostata a Forum Iulii, che nel corso del medioevo fu fortificata perché potesse resistere ai barbari. Nel 568 alla breve dominazione bizantina sul territorio successe quella longobarda. Tra le popolazioni che lasciarono il segno ci furono appunto i Longobardi, che crearono un ducato a Cividale del Friuli, che divenne quindi la città più importante del Friuli dell'epoca; alla sconfitta dei Longobardi da parte dei Franchi, assunse sempre maggior importanza il ruolo degli imperatori tedeschi e dei signori che governavano l'attuale Austria, anche se rimaneva sempre aperto il problema delle razzie da est; aumentò nel frattempo il potere del Patriarcato di Aquileia, che controllava la maggior parte del territorio, tanto che il 3 aprile 1077 l'imperatore Enrico IV concesse al Patriarca Sigeardo la contea del Friuli con prerogative ducali per la sua fedeltà al potere imperiale. Linea che fu seguita anche dai sucessori di Sigeardo e che permise loro di consolidare lo stato, la ’’Patrie dal Friûl'’, che oltre a tale regione incluse per periodi diversi anche Trieste, l'Istria, la Carinzia, la Stiria, il Cadore, tali da renderlo uno dei più ampi dell‘Italia di allora. Frattanto il nuovo centro commerciale di Udine andò assumendo sempre maggiore importanza, fino a che questo, da comune diventato signoria dei potenti Savorgnan, cominciò a contendere l'egemonia all' antica capitale.
Dalla dominazione veneziana al Risorgimento
 L'esperienza del Patriarcato, per certi versi molto moderna, si concluse nel 1420, quando il Friuli fu annesso alla Repubblica di Venezia, una delle grandi potenze dell'epoca, che vedeva queste zone come il suo naturale retroterra. Nel 1516 l'Impero Asburgico assunse il controllo del Friuli orientale, mentre il Friuli occidentale rimase veneziano fino al 1797, anno del trattato di Campoformio, quando in seguito alle campagne napoleoniche anche il Friuli venne ceduto all' Austria, che lo perse per un breve periodo in cui fece parte del Regno italico, dal 1805 fino alla Restaurazione. L'udinese ed il pordenonese furono annessi all'Italia nel 1866 assieme al Veneto, mentre il Friuli orientale (la cosiddetta Contea di Gorizia e Gradisca) rimase austriaca fino al termine della Prima Guerra Mondiale.
 Storia contemporanea
 Durante il periodo del fascismo il Friuli dovette sopportare un processo di ‘assimilazione’, che comprendeva la modifica di cognomi e nomi di luoghi in favore di forme più ‘italiane’, oltre al confino per coloro che si opponevano a questi cambiamenti. Dopo il 1943, il movimento partigiano acquistò una forza sempre maggiore tanto da creare una Repubblica libera in Carnia; nel frattempo il Friuli era stato inglobato nello Stato tedesco, che era interessato ad avere uno sbocco sull'Adriatico e che mirava al termine della guerra alla istituzione di uno Stato cuscinetto, separato dal resto dell'Italia. Tuttavia la sconfitta del Terzo Reich portò con sé anche questi progetti e il Friuli ritornò italiano dopo contrasti anche violenti, si consideri a esempio l'eccidio di Porzûs, effettuato da partigiani comunisti, italiani e iugoslavi, che miravano a mettere in atto l'idea di Josip Broz Tito, ossia annettere alla Jugoslavia tutto il territorio sino il fiume Tagliamento. Il 9 ottobre 1963, al confine con la provincia di Belluno, avvenne il Disastro del Vajont, causato da una frana staccatasi dal monte Toc e precipitata nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont, provocando 2000 vittime in seguito all'onda che si venne a creare. Il 6 maggio 1976 il Friuli è stato gravemente danneggiato da un forte terremoto (vedi Terremoto del Friuli), che causò un migliaio di morti. A poco più di un decennio dal sisma la ricostruzione era stata completamente ultimata, esempio di efficienza in tutto il mondo.